CAMPANIA

Si è concluso a Napoli il primo “Festival Filellenico di Storia Integrata”

 

Con un “Aperigrecia” si è concluso, lo scorso 17 giugno, il Festival Filellenico di Storia Integrata, “Viaggio Ibrido nel Mare Nostrum”, organizzato dalla Società Filellenica Italiana in collaborazione con il Clubino di Napoli.
L’iniziativa, consistita in sei appuntamenti culturali,  è stata organizzata dalla Prof.ssa Vittoria Vittoria, con la quale hanno collaborato molte filellene e filelleni napoletani (Maria, Alberto e tanti altri). 
Di seguito il resoconto di questo straordinario percorso culturale, che ha permesso a tante persone di andare a ricercare in modo nuovo le nostre radici più antiche e autentiche.

 

Il Progetto culturale
Il “Viaggio Ibrido nel Mare Nostrum”, nel riconoscimento del ruolo centrale che la grecità ha avuto nella costruzione e nella definizione delle civiltà che si affacciano sul Mediterraneo, si è articolato in un ciclo di conversazioni, in cui si è voluto narrare l’intreccio dei diversi elementi che contribuiscono alla formazione dell’humus dal quale attingono le culture mediterranee: l’antica Grecia.
L’idea di conversazioni multidisciplinari nasce dall’esigenza di presentare l’unitarietà della cultura e la necessità di una conoscenza non ingabbiata in rigidi ambiti disciplinari, ma orizzontalmente intrecciata e interconnessa.
Inoltre, l’avvento della civiltà digitale ha fatto sì che ogni persona possa facilmente accedere a cognizioni prima confinate nelle specifiche discipline, rendendo quindi viva la necessità dell’interdisciplinarietà, vista non come sovrapposizione ma come simbiosi tra i diversi saperi.
La scienza può accrescere le capacità umane di analisi e di sintesi, permettendo di condurre queste operazioni su domini sempre più ampi, purché si comprenda che scienze naturali e scienze umane sono solo diverse angolazioni dalle quali studiare la realtà: l’uomo e il mondo, in una dinamica e reciproca influenza.
Assistiamo, invece, ad una contrapposizione tra cultura scientifica e umanistica, già stigmatizzata negli anni ’50 del secolo scorso, da Lord Snow, il quale in una famosa conferenza parlò di “ostilità e inimicizia” tra persone di estrazione diversa, ma anche fondamentalmente di mancanza di comprensione.
Dopo più di 70 anni è certamente vero che ci sono stati molti sforzi per riavvicinare le posizioni, ma resta ancora, in varie forme, questa contrapposizione che pesa duramente sul pensiero occidentale.
Ancora qualche giorno fa, presentando l’allarme per le violenze nelle scuole, Fabrizio Coscia (Il Mattino, 7 febbraio c.a.) richiamava la risposta del filosofo francese Edgar Morin, quale unica possibile e praticabile risposta contro il degrado dominante: “occorre stabilire comunicazioni e legami tra le due branche separate della cultura” affinché l’una non progredisca a discapito dell’altra e l’insegnamento persegua, quanto più è possibile, un modello interdisciplinare.
In questa visione, il “Viaggio ibrido” ha toccato vari aspetti riguardanti la vita, la cultura e la fortuna storica della Grecia antica, offrendo una panoramica da cui emerge evidente che là si situano le fondamenta della civiltà occidentale, che continuano ad avere ancora una rilevantissima influenza sui modi d’essere e sugli orientamenti del mondo contemporaneo.
Come scrive Tomaso Montanari nelle pagine di un suo recente saggio, lucido e appassionato (Se amore guarda. Un’educazione sentimentale al patrimonio culturale di Tomaso Montanari – Einaudi, 2023) “il patrimonio culturale è la nostra religione civile, la nostra scuola di liberazione: non riguarda soltanto il paesaggio o le opere d’arte, ma riguarda soprattutto noi e quell’amore che tutto congiunge”.

Fonte: filellenica.blogspot.com

LEAVE A RESPONSE

Your email address will not be published. Required fields are marked *