ΣΥΝΕΝΤΕΥΞΕΙΣ

Intervista col prof. Alfredo Bianchi: un tarantino della Magna Grecia

INTERVISTA CON ALFREDO BIANCHI

 

Un tarantino che non dimentica le sue radici

 

M.G.N.: Parlaci del suo stesso, sig. Bianchi.

A.B.: mi chiamo alfredo bianchi, sono greco, tarantino, e ho 34 anni. sono laureato in lingue e letteratura e dopo circa 10 anni all’estero, 4 anni fa sono tornato a taranto, diventando viticoltore prima, e ora anche produttore di vino, ed insegnante di lingua inglese poi. Curo anche una rubrica sul giornale Lo Jonio, in cui parlo dei cognomi delle province salentine, ho un podcast chiamato “tarantini alle termopili” in cui parlo di taranto e della sua storia e da poco ho iniziato una serie di video intitolata “lezioni della magna grecia”, per gli abitanti della grecia che vogliono scoprire la grecità del sud italia. Sono diventato da poco padre del piccolo leonidas, greco e tarantino anche lui e se Dio vuole il primo parlante nativo di greco a Taranto dopo un bel po’ di secoli.

 

 

M.G.N.: Spiegaci dell’antica città di Taras e la sua storia.

A.B.: I primi abitanti della zona furono cretesi minoici, seguiti poi nell’ottavo secolo da Laconi di Sparta ed Amicle. Taras passò da essere una di tante città greche dell’italia ad essere una potenza del mediterraneo, specialmente a partire dall’arcontato di Archita, filosofo, matematico e generale imbattuto. È proprio in questo periodo che fu coniato proprio a taranto il termine magna grecia, quando la città creò e diresse la lega italiota, la prima ed unica unione di città greche d’italia. Fu insieme a siracusa l’uica città ad affrontare roma ed anche dopo la sua caduta rimarrà un faro della cultura greca in occidente. Ovviamente la storia prettamente greca di taranto non si esaurì nell’antichità, ma questa è un’altra storia…

 

 

M.G.N.: Cosa simboleggia per lei la Magna Grecia?

A.B.: la magna grecia non è un simbolo per me, ma qualcosa di vivo ed attuale: è la cultura moderna del sud italia, è la nostra identità, il nostro orgoglio e il punto di partenza per il futuro di questa terra. È l’insieme delle nostre caratteristiche etniche e il termine più giusto per descrivere quelli che furono un tempo chiamati greci d’occidenti. Italioti, non italiani!

 

 

M.G.N.: Che significa per lei il motto “ritorno alle radici”?

A.B.: alle radici non si torna, semplicemente ci si ricorda di averle. Le radici sono la cultura, quella vera, intangibile. Il nostro carattere e modo di essere e vedere il mondo. Sono il motivo per cui in Grecia mi sento a casa, per cui so di potermi comportare esattamente come qui, lo sento sotto la pelle. Le radici, come la cultura, non si vedono, ma ci sono e ci nutrono, sono ciò che ci rende realmente chi siamo, nonostante tutte le brutture della storia e l’oblio dell’ignoranza. Le radici sono l’anima di un popolo, antica ed immutabile, al netto delle macchinazioni della storia: non ci sono lingua, religione o passaporto che la possono scalfire

 

ΜαθήματατηςΜεγάληςΕλλάδας

 

M.G.N.: Ha rapporti con la Grecia continentale moderna?

A.B.: Tanti nati nell’ultimo anno, quando grazie al mio lavoro e ad alcune conoscenze chiave ho iniziato a conoscere e collaborare con quelli che considero compatrioti a tutti gli effetti. La nonna di mia madre era corfiota e la famiglia di mio padre emigrò qui dall’epiro settentrionale nel ‘500, ma non ne parlo spesso. Infatti non voglio che nessuno pensi che il mio lavoro o la mia passione siano giustificati da questioni personali o rapporti familiari. Sono nato e cresciuto un cittadino Italiano, non ho mai avuto greci moderni in casa e il greco l’ho imparato da solo. Non mi considero più greco di un qualsiasi tarantino, anche il più disinteressato ed ignaro delle sue radici.

 

 

M.G.N.: Ha un messaggio per i nostri lettori greci?

A.B.: Sicuramente di venire al sud Italia per respirare e toccare con mano quella stessa familiarità che sentiamo noi quando andiamo in grecia. Altra cosa importante è l’invito a comprendere che sotto la superficiale apparenza di uno stato straniero resistono vive e vegete le culture dell’italia pre-unitaria, inclusa quella greca. I greci d’Italia non sono solo le poche migliaia che parlano ancora il greco, ma anche tutti quelli che per motivi al di fuori del loro controllo l’hanno dovuto abbandonare. La cultura greca è più grande della sua lingua e dei suoi confini nazionali. Venite a Taranto e troverete ancora solo greci, oggi come sempre.

 

*Si ringrazia sig. Bianchi per quella intervista

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