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Reggio, Alberto Angela: «Il Mediterraneo, uno straordinario catalizzatore dello sviluppo umano in Europa»

 

Il paleontologo e divulgatore scientifico, oggi insignito della laurea honoris causa in Scienze Forestali e Ambientali, ha dedicato al “Mare Nostrum” la sua lectio Magistralis invocando «un percorso di responsabilità comune per proteggerlo»

 

«Il Mediterraneo è un libro immenso di cui abbiamo iniziato a leggere solo le prime righe. È come un cortile abbastanza grande per permettere a popoli civiltà di fiorire in modo indipendente ma anche abbastanza piccolo per riuscire a farli dialogare con il commercio, lo scambio, l’incontro delle menti e quindi la creazione della conoscenza, a volte anche con le guerre. È un grande teatro, una grande piazza. Tutte le città hanno una grande piazza in cui le persone si incontrano. Il Mediterraneo è stato e deve rimanere un luogo incontro. Credo che i Bronzi di Riace, che vivono non a caso qui a Reggio dove insiste uno dei più importanti musei archeologici del mondo, siano ambasciatori di questa antica e comune origine culturale».

 

Il grande mare per i Greci e il centro di tutto per i Romani

«Il Mediterraneo è stato sempre uno straordinario catalizzatore dello sviluppo umano in Europa. Il grande mare per i Greci, le acque interne rispetto a quelle esterne dell’oceano per Erodoto, il punto attorno al quale ruota tutto per i Romani per i quali, non a caso, centrali erano le città portuali dove il mercato non era solo uno scambio di merci ma una unione di menti, una fusione del meglio. Perchè è unendo le menti che nasce la conoscenzaMenti che vengono da luoghi diversi possono affrontare e superare problemi comuni. Questo vale sempre. Dunque nella collaborazione, nel contatto e nella rete con altre realtà, si affronta il presente con i suoi problemi locali ma senza dimenticata le questioni più grandi. Così ci si preparava e occorre in ogni epoca prepararsi al futuro.

Noi abbiamo questo passato, noi siamo questo e occorre conoscerlo e riconoscerlo. Gli altri paesi non hanno tutto questo. Noi abbiamo 3000 anni di civiltà che ci bisbigliano all’orecchio, ci consigliano nella vita quotidiana. Basti pensare ai proverbi, alle abitudini alimentari. Quella saggezza è la nostra identità culturale che è fatta di mille nazioni, la nostra vera forza che viene dal passato per proiettarci verso il futuro che non sarà facile».

 

Il Mediterraneo e l’Europa di ieri e di oggi

Una sfida difficile che abbraccia tutta l’Europa che, però, oggi ha portato più a nord del Mediterraneo quel centro, quel cuore pulsante.

 

Forse anche l’Europa, che oggi evidentemente fa fatica a comprendere e a difendere adeguatamente il Mediterraneo, dovesse riscoprirne il ruolo e imparare dalla sua storia, non attraverso sterili proclami ma con azioni e politiche in grado di incidere.

Per i Romani, questo “mare nostrum” è stato leva sulla quale erigere e alimentare un impero. Quello stesso mare, prima ancora, per i Greci, popolo antico ma capace però di plasmare capolavori come i Bronzi, fu attraversato per creare le colonie della Grande Grecia e, così, nell’incontro, “inventare” la democrazia e infiniti campi del sapere.

Eppure era un popolo antico, certamente non con i mezzi tecnologici di cui disponiamo oggi, nel quale dobbiamo riconoscere le nostre radici e dal quale dobbiamo riconoscere la necessità di imparare. Senza se e senza ma. E quindi in qualche misura siamo tutte e tutti Ulisse, in viaggio verso l’ignoto che è il futuro, con la sola certezza di ciò che siamo, con i soli mezzi della nostra conoscenza.

 

Il viaggio moderno di Ulisse

«È il passato che aiuta a capire il presente e dà gli strumenti per affrontare il futuro perché le dinamiche umane sono sempre state le stesse, sono cambiate le tecnologie ma alla fine l’uomo rimane uomo e la donna rimane donna nel corso dei secoli. Per questo conoscere il passato, e conoscere in generale, nutrire una mente aperta come fanno la scuola e l’università danno gli strumenti migliori per affrontare un futuro che è ignotoUlisse con l’ingegno è riuscito a superare l’ignoto. Anche noi abbiamo cominciato il viaggio di Ulisse, sperando che il nostro sia più breve. Questo ci metterà di fronte a tanti problemi ma sicuramente solo con l’ingegno, la conoscenza e, anche a volte, l’improvvisazione ma sempre basata sull’esperienza riusciremo ad affrontare crisi climatiche problemi demografici. L’Italia al centro del Mediterraneo soprattutto dovrà per forza giocare un ruolo importante ma lo dovrà fare con la saggezza del passato e il buon senso del presente».

 

 

Fonte: ilreggino.it

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