Rende (CS ) – Il docente dell’Università della Calabria Francesco Valentini sarà responsabile di un progetto che usa l’Intelligenza artificiale per rendere le strumentazioni satellitari, non controllabili agevolmente dalla Terra, capaci di prendere decisioni e reagire agli imprevisti.
Sfruttando l’inarrestabile progresso tecnologico, il genere umano si appresta a campagne esplorative dell’universo che ci porteranno a valicare confini considerati fino a poco tempo fa inarrivabili. Le missioni spaziali, sia quelle con equipaggio che robotiche, viaggeranno sempre più lontano dalla Terra, in regioni dello spazio da cui saranno più difficili e lente le comunicazioni con i centri di controllo. Inoltre, i satelliti impiegati per esplorazioni scientifiche sono (e diventeranno sempre di più) delle vere e proprie basi sperimentali altamente tecnologiche.
In questo scenario, a causa della limitata velocità di trasmissione di dati a Terra e dalla ancor più limitata capacità di stivaggio dei dati a bordo, è necessario che i satelliti diventino entità senzienti, capaci di reagire alle situazioni in maniera indipendente e di prendere delle decisioni autonomamente: devono diventare intelligenti.
Un’esigenza fondamentale, dunque, per il futuro dell’esplorazione spaziale è la capacità di eseguire algoritmi di intelligenza artificiale (IA) nelle condizioni estreme dello spazio profondo. Ad esempio, il satellite dovrà essere in grado di riconoscere regioni di interesse scientifico in modo da aumentare la risoluzione di misura laddove necessario o al fine di limitare la mole di dati da salvare a bordo; deve essere capace di attuare un primo trattamento e una preliminare analisi dei dati direttamente a bordo, per semplificare le operazioni di trasmissione a Terra, ecc.
Negli ultimi anni l’IA sta rivoluzionando i processi industriali e le attività quotidiane, principalmente grazie al fatto che la potenza di calcolo ha raggiunto un livello che consente agli algoritmi intelligenti di funzionare in maniera efficace e veloce. Sulla Terra, ciò è stato possibile grazie a enormi investimenti economici nello sviluppo di componenti hardware ad alte prestazioni e del software ottimizzato necessario per il loro funzionamento. Questi componenti tecnologici non potrebbero resistere alle estreme radiazioni presenti nello spazio.